UNA PRESENZA AUTENTICA CHE HA LASCIATO UN’IMPRONTA INDELEBILE (Antonio Santella)

16.11.2014 22:46

Mi ritrovo con un foglio di carta e una penna tra le mani dietro l’insistenza fattasi

quasi preghiera di don Peppino, giovane Parroco, che il Signore per grazia ha

inviato a questa nostra comunità jelsese. Don Peppino, da diverso tempo, si è

messo alla ricerca di fatti e storie riguardanti la vita di don Aurelio Pulla, il quale

per tanti anni è stato nostro amico e padre affettuoso, prima di essere un sacerdote premuroso e sempre attento alle nostre esigenze, ai nostri problemi, alla nostra giovane età.

Quando don Aurelio decise di lasciare Jelsi, dopo più di vent’anni, per trasferirsi

a Benevento, ricordo che quasi tutta la gente ne risentì e provò grande dispiacere

per questo distacco, come se un padre si allontanasse dai suoi figli.

Don Aurelio era un uomo semplice e con la sua disponibilità riusciva a comunicare

con tutti quanti noi e a conquistare grandi e piccoli.

Mentre vado scrivendo queste righe, mi riaffiorano alla mente tanti ricordi vissuti

nella mia adolescenza. Sono nato nel 1953 e, all’epoca, potevo avere undici

o dodici anni.

In quegli anni pochissima gente aveva il televisore in casa e anch’io facevo

parte di coloro che non lo avevano. Così, quando volevamo vedere la televisione,

giocare a bigliardino o altro, andavamo nella casa parrocchiale, dove

a tutto aveva provveduto don Aurelio, a sue spese naturalmente. Don Aurelio

ci accoglieva con la sua pazienza, la sua affabilità, era tanto premuroso con noi

e ci voleva un gran bene. Era sempre lui, inoltre, ad organizzare feste, incontri,

in cui lo stare insieme era motivo di gioia, motivo di crescita. Era lui a metter

su piccoli spettacoli teatrali per farci avvicinare alla fede: una fede gioiosa che

abbiamo pian piano scoperto attraverso queste attività. Così, l’oratorio iniziò ad essere per noi una “palestra di vita”, in cui imparavamo a stare con gli altri,

a rapportarci con loro, ad essere giusti e leali, in cui imparavamo a vivere e ad

affrontare qualsiasi problema col sorriso sulle labbra, a superare ogni diversità

e a risolvere ogni piccola scaramuccia con un segno di pace. L’oratorio, insomma,

era per noi un centro di “aggregazione” e di “formazione” in cui, cioè,

ognuno di noi potesse aggregarsi agli altri per crescere e, allo stesso tempo, potesse

crescere per potersi aggregare alla società del domani. In questo cammino

don Aurelio ci è stato sempre accanto.

Di fronte alla sua disponibilità, tuttavia, qualche volta facevamo fracasso e

danni. Se poi l’avevamo combinata più grossa del solito, allora ci scappava una

bella tiratina di orecchie, perchè anche la pazienza del nostro Parroco aveva i

suoi limiti. Quando poi c’era da fare qualche lavoretto, come spostare un tavolo,

un armadio, dei banchi ecc, lui veniva dove stavamo giocando e con un fare armonioso

ci diceva: -Ragazzi! Chi vuole venire con me? C’è da fare questo oppure

quello-. Così, fra i tanti che cercavano di svignarsela, io, al contrario, quasi

sempre accettavo l’invito. Non ero molto grande di statura rispetto ai miei coetanei,

un po’ più bassino, ma robusto e forte abbastanza perchè don Aurelio se

ne accorgesse, finché un bel giorno non mi chiamò più solo Antonio, ma Antonio

“il forte”.

Per molti anni, da quando si trasferì a Benevento, non l’avevamo più visto; avevamo

solo alcune notizie. Una sera però, prima della sua malattia, si trovava a

Jelsi in visita dalla sorella Tittina e, passeggiando per il paese, ci incontrammo.

–Buona serata don Aurelio!- gli dissi. E lui, senza farmi aggiungere altro, disse:

-Ciao Antonio il forte! Come va?-. Parlammo un po’ del più e del meno, ma

quel chiamarmi Antonio “il forte”, al quale io più non pensavo, poi, mi fece riflettere.

Don Aurelio, in qualità di padre, si era scritto nel cuore e stampato nella mente

non solo il mio nome, ma quello di tutti i suoi “figliocci”.

La sua presenza, il suo stare con noi ha lasciato un’impronta indelebile. La sua

testimonianza sempre così piena di gioia e di amore è il più grande testamento

per noi.

Grazie don Aurelio per il tuo esempio e per quanto hai fatto per noi.

 

Antonio Santella

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