CHI ERA DON AURELIO? (Valiante Giuseppina in D’Amico)
Mi è stato chiesto: “Chi è stato per te Don Aurelio?”.
Ebbene per me questo sacerdote era un amico, un confidente, un padre, era
quella persona a cui per ogni dubbio o incertezza facevo ricorso anche solo
mentalmente, era un appoggio morale e non solo spirituale.
Quando Don Aurelio è venuto a Jelsi avevo solo 12 anni, ho fatto la cresima con
lui e, sebbene non frequentassi il catechismo con gli altri miei coetanei perché
c’era bisogno di me a casa, lui e mia madre hanno stabilito che ogni 15 giorni
la sera sarei andata a casa sua e lui mi avrebbe interrogata su quello che mi
aveva assegnato da studiare in precedenza e non si dimenticava mai di portare
anche a me il regalino che faceva agli altri bambini.
Ha corretto molte cose nella parrocchia come togliere l’uso delle sedie a pagamento.
Infatti prima di lui se in chiesa volevi sederti per ascoltare la messa dovevi
affittare la sedia; oppure se volevi metterti in fila nella processione dovevi
fare i conti con le figlie di Maria e queste ti cacciavano dalla fila se non eri iscritta
alla loro associazione.
Don Aurelio era un vero sacerdote e lo ha dimostrato appena venuto a Jelsi
(pur mettendosi contro alcune persone) eliminando il contributo, nato in tempi
medievali, che si pagava su alcuni terreni in precedenza appartenuti a possidenti
locali ma che da secoli ormai appartenevano al popolo. La mia famiglia
coltivava alcuni di questi terreni e quando mia madre andò a
portargli il grano (si pagava a frumento) lui disse “dallo da mangiare ai figlioli
non portarlo a me il grano.”
Era attento alla vita pastorale, sempre disponibile per le confessioni. Prima della
messa si sedeva in confessionale e attendeva… quante volte si superava la timidezza
proprio perché lui era lì ad attendere!
Ma c’é di più. D’accordo con Don Feliciano, Parroco di Gildone, ogni domenica
mattina per qualche ora l’uno si recava alla Parrocchia dell’altro per dare modo
ai fedeli di confessarsi senza il pudore della persona. Così le due comunità crescevano
e le chiese erano piene di fedeli. Tutto era per amore a Gesù nei fedeli,
la sistemazione dei banchi che lui ha fatto fare per la chiesa era perché la persona
doveva starci comoda per poter vivere meglio il momento di preghiera,
tutto doveva essere in armonia.
E se c’era da correggere non ci pensava due volte.
Quando ha scoperto la spiritualità di Chiara Lubich Don Aurelio è diventato un vero faro di luminosità: era come ai tempi dei primi cristiani che annunziavano
agli altri di aver trovato il Messia.
Perché aver trovato Gesù Abbandonato, come Chiara ci ha insegnato, è stata
veramente la scoperta per vivere la vita in pienezza anche nel dolore. Per questa
grande scoperta ha visitato tutti i parroci che poteva facendo anche due ore
di macchina per andare da questo o quel sacerdote per donargli la sua esperienza
e la sua gioia.
Chi era per me Don Aurelio?
Era quella persona che mi ha fatta sentire amata da Dio.
Valiante Giuseppina
in D’Amico